martedì 26 novembre 2013

Convenienza del pellet

Incorporo a seguire una tabella creata con Google Docs per stimare in modo approssimativo quanto combustibile servirebbe se invece di scaldare l'abitazione con un combustibile si utilizzasse un altro materiale/tecnologia.
Il confronto viene fatto tramite il potere calorifico dei vari combustibili, ed in aggiunta si può inserire un valore approssimativo del rendimento dell'impianto termico.
Il costo è stabilito sulla base di valori unitari di prezzo del combustibile.
Per i combustibili che richiedono spazio (per esempio il pellet) viene indicato il volume in metri cubi richiesto per immagazzinare i sacchi (non si stima lo spazio richiesto per sistemi automatici di alimentazione) ed il lato del cubo.

I combustibili in genere utilizzati per riscaldare un'abitazione sono: cippato, pellet, metano, gasolio, pompa di calore.
Cipato e pellet vengono considerati come combustibili ecologici dato che rientrano nel ciclo della CO2 degli alberi; metano e gasolio sono combustibili fossili; la pompa di calore usa energia elettrica producibile con fonti primarie o rinnovabili.
La resistenza elettrica viene utilizzata per produrre acqua calda sanitaria con un boiler (ACS).
Indicativamente una casa in classe G da 80 metri quadrati richiede circa 100 sacchi da 15 Kg di pellet, 900 Nmc di metano, 800 litri di gasolio, 2500 kg di cippato, 2800 Kwh di energia elettrica.

Si possono modificare le caselle gialle inserendo rendimenti, il tipo di combustibile o quello di confronto, e la quantità di combustibile consumata in un anno.



Si può notare come i sistemi a pellet a parità di calore prodotto (peggio se si considera la differenza di rendimento reale fra una caldaia a condensazione ed una stufetta a pellet) richieda costi ben superiori al metano.
Quindi l'interesse per questa forma di combustibile può derivare da due fattori:
  • si compra il combustibile prima ed in seguito lo si consuma: in questo modo si sa sempre quanto si è speso, diversamente dal metano per cui si ha un comportamento più cautelativo perchè il costo della bolletta arriva dopo 2-3 mesi;
  • i sistemi con stufette a pellet, oltre che avere un basso costo dell'impianto (quasi mai costruito nel rispetto delle normative per chi le installa) alla portata di redditi più bassi rende un calore irradiato all'aria (muri rimangono freddi), piuttosto che convettivo come con l'uso di termosifoni (calore dato all'acqua, riscaldamento dei muri con certa inerzia termica, e riscaldamento dell'aria); ciò realizza un caldo istantaneo per la stufa a pellet e più lento per sistemi con termovettore ad acqua.
Tuttavia non va trascurato lo svantaggio di doversi procurare il combustibile, caricarlo ogni giorno, ripulire la stufa a pellet (meglio ogni giorno, peggio una volta a settimana dato che lo sporco riduce il rendimento), ecc...
Da notare che i sistemi a legna, laddove non abbiano adeguati filtri comportano un aumento delle polveri sottili nell'area dove vengono impiegati.
La caldaia a pellet, con costi di installazione maggiori, rendimenti maggiori ed eventualmente anche sistemi di auto-caricamento/pulitura, generalmente viene utilizzata per riscaldare l'acqua per l'impianto di termo di casa e solo in alcuni casi può anche scaldare l'aria.
Il cippato viene utilizzato generalmente in grossi sistemi di riscaldamento, funziona con sistemi con termovettore acqua e risulta conveniente per il bassissimo prezzo della materia prima (55 euro la tonnellata), a differenza del pellet fatto della stessa materia prima, ma con controlli e maggiori costi di produzione (pressatura delle particelle di legno).



Post Scrittum: il valore del pellet è valutato senza i viaggi fatti per comprarlo, nell'ipotesi che venga acquistato tutto in una volta.
In alternativa si deve dare una stima del numero di viaggi al fine di individuare quanta benzina si spende (per esempio se ogni anno si consumano 80 sacchi, ad ogni viaggio si prendono 8 sacchi, si fanno 15 km, l'auto fa 12 km con un litro, il costo al litro è 1.80).
Inoltre il pellet subisce notevoli variazini di prezzo se acquistato in estate (3,50-3,80 euro al sacco da 15 kg) od in inverno (4,15-4,50 euro al sacco da 15 kg).

Dato che Google Docs attualmente non permette modifiche ai valori del foglio di calcolo da blog per qualsiasi lettore, inserisco un riassunto dei valori con diversi combustibili:

domenica 24 novembre 2013

Crisi totale

Un tempo c'erano le calamità naturali, disastri naturali di varia natura, con forze sovrabbondanti capaci di distruggere il costruito più agevolmente ed in modo più esteso di quanto potrebbe mai fare qualsiasi impresa di demolizioni: terremoti, alluvioni, tornado, incendi,...
Nel tempo l'uomo ed il ricercatore hanno investito tempo ed investimenti nel cercare di prevedere o prevenire questi fenomeni.
Prevedere permette di puntualizzare quando avverrà un fenomeno disastroso (individuazione di un punto ben preciso P(X,Y,Z,t0) al tempo t0) per evitarlo, o quanto meno per evacuare i civili prima che muoiano seppelliti dall'edificio.
Prevenire significa trovare una metodologia che permetta di stimare quanto forte può essere il fenomeno distruttivo imprevedibile, al fine di resistere ad un evento catastrofico che avvenga ad un generico tempo t in una data area.
Ribadisco un solo evento catastrofico, perchè se si osserva lo sciame sismico dell'Emilia Romagna, si nota come  in quel rarissimo caso, a breve distanza di una settimana vi siano state una scossa con tempo di ritorno 500 anni generata da una faglia (per così dire terremoto con cui si dimensionano gli edifici), ed una seconda scossa sismica con tempo di ritorno prossimo ai 500 anni, generata da una seconda faglia, vicina alle aree colpite una settimana dopo i primi eventi.

Tuttavia nel 2007 molti ingegneri civili ed architetti in attività da pochi anni si sono resi conto che non esistono solo calamità naturali, bensì avrebbero dovuto fronteggiare nella loro professione anche calamità artificiali: per esempio il terremoto finanziario.
Il terremoto finanziario nel 2007 ha colpito duramente gli USA, nazione che principalmente ha contribuito ad accumulare la bolla speculativa finanziaria tale da far saltare quasi tutte le economie del mondo, ed ha avuto effetti sul mondo dell'edilizia che andrebbero analizzati in modo più esteso.
La calamità artificiale descrivibile come terremoto finanziario infatti non ha demolito alcun edificio... ha solo demolito la capacità di ricavare denaro dall'edificio.
L'estensione con cui ha colpito è pari a tutti gli Stati Uniti, con prevalenza maggiore nei centri di minor interesse e impatto minore nelle metropoli addensate.
Insomma gli americani che per anni hanno atteso il Big One, mitico terremoto del 9 grado Richter che prima o poi dovrebbe colpire solo la California, hanno subito un altro sisma, nell'economia tale da far sembrare il Big One un nonnulla, od un evento estremamente locale.
Il terremoto finanziario ha svuotato case, non le ha demolite, portando a vere e proprie migrazioni verso centri economici attivi. Chi fa pianificazione territoriale od ha studiato architettura, oppure chi fa storia avrebbe di che far ricerca su questo modo di considerare la crisi finanziaria del 2008, anche solo pensando alle epoche passate, quando civiltà nascevano e morivano apparentemente senza motivo, lasciando reperti archeologici nascosti nella terra o dispersi nell'ambiente.
Un esempio concreto lo si vede nei Maya, civiltà florida e sanguinaria (se solo si supera in mito del buon selvaggio) del Sud America, cresciuta, espansa, divenuta dominante sulle tribù circostanti...e poi sparita nel nulla, un po' per l'arrivo dei conquistatori spagnoli, pestilenze incluse, un po' per la crisi economica e di potere dovuta ai macrofattori economici della zona.
Invece come esempio per i nostri giorni si può pensare alla città di Detroit, vari decenni fa con un'economia trainante grazie alla General Motors ed alle varie industrie di servizio alla produzione di auto; oggi chiusa la fabbrica principale, licenziati gli operai, dismesse le commesse per pezzi da utilizzare nella catena di montaggio, ecc... l'economia locale è crollata in modo irrimediabile.
Chi aveva accumulato denaro se ne andò non pagando più le tasse per sostenere la cittadinanza, gli immobili rimasero sfitti od invenduti aumentando il "rifiuto edile" (quello che fra 1000 anni potremmo chiamare reperto archeologico), lasciando solo fasce della popolazione incapaci di creare nuove imprese, attività ed economia, attrarre investimenti (anche se vige un basso valore di manodopera e strutture), od anche solo pagare le tasse.
Il risultato è noto dal 2013: il comune di Detroit ha dichiarato bancarotta, mentre a fronte del terremoto finanziario il valore degli immobili è crollato anche a pochi dollari per centinaia di metri quadrati d'abitazione.
Questo ci mostra come la teoria delle tre sfere della sostenibilità (ambiente sociale, ambiente economico e sistema ambientale - consumo di risorse) ben ricalchi la salubrità di un territorio vissuto dall'uomo, mentre fino a qualche decennio fa per sostenibilità si intendeva solo ed unicamente la sostenibilità ambientale.
E' bene notare come la sostenibilità economica sia "perfida" poichè funzioni a cicli: il lavoratore guadagna --> allora può spendere e sostenere i consumi o pagare le tasse --> l'azienda vende --> allora c'è lavoro da far fare ad un lavoratore --> il lavoratore guadagna --> loop.
Interrompere uno dei punti significa fermare il loop economico, ergo per logica si può dire che la capacità di spesa dei cittadini di un ambito territoriale ha un valore superiore alla riduzione dei costi della manodopera delocalizzando all'estero un'impresa.
In questa estrema semplificazione non intendo approfondire la varietà delle economie locali fra cicli di guadagno e consumismo di diversi prodotti o la trasmutazione di prodotti da beni materiali a beni finiti elaborati dall'uomo.
Inoltre in questa serie di loop, non intendo ragionare su quale sia la strategia adatta su come uscire da una serie di cicli che portano al fallimento economico del sistema sostenibile paese a causa di effetti catena che vedono il costante ridursi della capacità d'acquisto, il conseguente spostamento delle tasse da valori legati ai consumi (IVA) verso i patrimoni (IMU o bolli) con aumento del valore assoluto complessivo di tassazione, o questioni legate alla costante fuga delle attività industriali verso altre nazioni.

Invece un altro aspetto su cui si potrebbe soffermare è la differenza fra beni di largo consumo, beni di basso consumo e/o beni di lusso, o fra beni essenziali e beni non essenziali.
I beni essenziali sono quelli utili alla vita. Nella Grecia nazione fallita, le attività che funzionano ancor oggi sono la coltivazione per sfamare la popolazione ed il taglio abusivo di alberi per dare legna da ardere ai cittadini per scaldarsi (settore primario piuttosto che secondario od industriale o terziario dei servizi).
L'Italia non è distante da tali sviluppi se si considera che nel 2012 l'agricoltura non ha risentito di perdite e, notizia di qualche giorno fa, si è registrato un aumento di +15% in vendita di legno per sistemi di riscaldamento.

I beni non essenziali sono quelli eliminabili dalla propria spesa se non si riesce a far quadrare i conti.
I beni di alto consumo hanno in genere prezzi irrisori, tali da invogliare fasce di acquirenti con capacità di spesa bassa (es: 50 euro a settimana).
I guadagni per ogni bene d'alto consumo venduto sono irrisori, ma divengono grandi per l'alto numero di vendite.
Essendoci la vendita di tanti prodotti, le variazioni dei costi della benzina comporta maggiori fluttuazioni del mercato dei beni di alto consumo.
I beni di lusso hanno alti costi, anche nei casi di un costo dei materiali esiguo, perchè si paga il brand o l'esclusività; questi beni vanno ad agire su fasce di capacità di spesa elevate e tendenzialmente con denaro disponibile senza dover risparmiare. In realtà la speculazione dei subprime fino al 2007-2008 ha mostrato come anche per i beni di lusso, facoltosi di tutto il mondo abbiano spesso fatto uso dell'acquisto a debito, generando titoli tossici poi scaricati in altre nazioni (enti previdenziali e bilanci di comuni grazie alla finanziaria del 2001 ed alla finanza creativa).
I beni di basso consumo sono beni che si comprano ogni 10-20-50 anni. Si comprano poche volte nella vita, hanno bisogno di guadagni superiori per ogni singolo bene venduto ed in genere il loro costo viene dilazionato nel tempo risparmiando poco denaro ogni mese o usufruendo di sistemi di mutuo.
Sfortuna vuole che nell'edificazione di immobili, un qualsiasi rincaro dei combustibili fossili agisca su più livelli andando ad aggravare i costi dell'estrazione dei materiali, i costi di formazione in prodotti per l'edilizia ed i costi di trasporto e montaggio in cantiere. Per così dire ogni rialzo del petrolio agisce per tre volte sul mattone aumentando i costi di realizzazione.
Fino ad oggi il terremoto finanziario del 2007-2008, catastrofe artificiale generata dall'uomo, ha agito principalmente nell'ambito dei beni di basso consumo; ciò spiega perchè per esempio i costruttori edili abbiano protestato contro Piazza Affari nelle "Giornate della Collera".
La casa è stata per 10-20 anni un bene di basso consumo, mentre a fronte della crisi del 2007 e quella del 2012, sta diventando un bene di lusso.
In realtà nella storia il valore dell'immobile ha avuto un gioco altilenante (andamento medi e fluttuazioni di ampiezza sempre maggiore) che fa presupporre crolli notevoli nell'immediato futuro.
L'immagine è tratta dal documentario Giace Immobile di Riccardo Maggiolo, presa dal Reddy's Group


La crescita del 2001 indica come la speculazione in borsa, generando un surplus finanziario dal meccanismo di assicurazione sul fallimento di terzi (Credit Default Swap), altresì generazione di denaro da bilanci negativi o meglio dal nulla e/o beneficio dal fallimento di aziende, ha portato gli investitori furbi a differenziare il guadagnato con le speculazioni investendolo nel mattone.
In effetti il mattone ha una caratteristica del tutto invidiabile rispetto altre tipologie d'investimento, ovvero è pressochè eterno rispetto alla vita degli uomini, basti pensare alla quantità di edifici storici del 1200-1800 sopravvissuti ai loro proprietari.
Tuttavia, il pregio per l'investimento è a sua volta un difetto per chi progetta nuove strutture, perchè se si considera l'immobile persiste oltre i 50 anni di vita, allora una parte degli interessati ad acquistarlo fuoriescono dal semplice meccanismo di progettazione e costruzione di nuove abitazioni, rivolgendosi al semplice acquisto del bene venduto da altri.
Altro aspetto di pregio lo si ha nel fatto che un immobile si rivaluta con la svalutazione del denaro, diversamente da stipendi, depositi o la pur comica propensione a tenere il "denaro sotto il materasso".
Tuttavia, a denotare la complessità della materia, la svalutazione della moneta corrisponde ad una notevole perdita di capacità d'acquisto specie per quei prodotti venduti una sola volta nella vita come l'acquisto di un'abitazione. La svalutazione della moneta porta ad una mancata vendita di immobili (certo esistono le locazioni, che però giocano con altri fattori di rischio e valori ben diversi).
Non a caso per 30-50 anni a fine 1900, molte banche investirono parecchio negli immobili capitalizzando il loro patrimonio in beni immobili di lunga durata (la vita utile di una struttura è stimata in almeno 50 anni).
Beni inizialmente scarsamente tassati oggi dirottati in fondazioni esenti da IMU, quando un sistema a sole aliquote IRPEF, tassava i redditi con una ventina di aliquote diverse, fino ad un massimo del 72% (non c'erano altre tasse quali ICI, IRAP/IRES, IVA).



Oggi la capitalizzazione delle banche, sviluppata anche in immobili,  gioca un ruolo fondamentale nei meccanismi di valutazione degli istituti di deposito e credito, andando a bilanciare l'esposizione debitoria degli stessi, i quali in caso di solvibilità potrebbero far cassa vendendo il patrimonio immobiliare per rientrare dei debiti (mancano tuttavia dei vincoli che limitino il rapporto di debito fra la capitalizzazione ed il debito sviluppato, specie nei liberisti Stati Uniti che grazie a questo dettaglio hanno creato società multimilionarie basate sui debiti concessi ad altri, ovvero i titoli tossici o subprime).

Quindi una situazione di non equilibrio dell'economia e svalutazione degli immobili, rischia di far crollare il valore di questi immensi patrimoni, specie a breve termine, rendendo l'istituto di credito non coperto dall'obbligo di rientro del debito accumulato con subprime o i credit default swap o altre forme speculative sui debiti di bilancio.
Analogamente in una situazione di generale crollo del valore degli immobili ha poco senso vendere il patrimonio immobiliare a valori svalutati, così come vorrebbe fare lo Stato per capitalizzare denaro da utilizzare in altri settori.
Inoltre questa situazione di rischio nel privato in molte nazioni si trova in concomitanza con crisi per eccessivo debito pubblico accumulato da vari enti statali con forti esposizioni debitorie,sia a livello nazionale che a livello provinciale o comunale (si pensi agli enti che dalla finanziaria del 2001 hanno investito in titoli tossici trovandosi nel 2008 con tasse in contanti date a banche estere per subprime, ovvero per ciò che era divenuta carta straccia).
Perciò l'attuale crisi economica è un mostro che genera se stessa e si gonfia sempre più sin dal 2007.


Il documentario sopra proposto ha una tale visione catastrofica per la realizzazione di nuovi edifici e l'edilizia, descrive l'ironia di legislazioni sempre più stringenti per evitare i morti sul lavoro, quando i suicidi per mancanza di lavoro stanno per superare la percentuale di lavoratori deceduti, descrive la bolla speculativa del valore dell'immobile pronta ad esplodere fra un crollo delle compravendite ed il valore ancora troppo elevato di valutazione dei metri quadrati rispetto al volume di compravendite, ecc...
Tuttavia, a mio parere non coglie alcuni aspetti dell'equilibrio economico, quali per esempio la mutevolezza di interesse fra il costruito in aree senza futuro economico (si pensi a Detroit oppure ad aree in campagna o periferia cittadina) ed aree in centri storici, o grandi metropoli, dove ancora vi è ancor oggi interesse nel valore del mattone, per il valore storico o per la vicinanza al centro cittadino.
Oltre alla differenziazione fra immobili realizzati in diverse zone omogenee, uno dei processi che sta prendendo sempre più piede è quello della verticalizzazione: acquisto di un immobile di valore o dal valore ridotto, demolizione, costruzione di un immobile "verticale" a più piani con un numero di unità immobiliari singole tali da ripagare il costo complessivo sostenuto.
La riduzione del costo del valore degli immobili favorisce questa pratica, benchè impoverisca il lascito che i genitori danno ai loro figli...ancora una volta, una dinamica ben complessa.


Un altro aspetto non considerato riguarda la parcellizzazione con cui le imprese hanno trattato l'edilizia fino ad oggi.

Nel corso della vita degli immobili si ha infatti un impulso iniziale di progettazione e costruzione, continuativamente lavori di gestione dell'immobile, specie se condominio ed un impulso di restauro e/o compravendita ad una trentina d'anni dalla costruzione, quando il bene passa dai genitori ai figli.
Non tutti questi punti risentono in egual misura dell'attuale crisi.
Una società che riesca a differenziare fra gestione di immobili, costruzioni e restauro può sopportare la crisi di vendite o di investimenti per nuove costruzioni, semplicemente passando un decennio gestendo immobili, finchè non dovessero ripartire gli investimenti per la realizzazione di opere.
Al contrario in questi decenni vi è stata una notevole parcellizzazione delle competenze, una specializzazione tale da piazzare figure del tutto inesperte di costruzioni, leggi o detrazioni fiscali nelle agenzie immobiliari (spesso con meccanismi e partite iva per sfruttare al massimo la resa data dalle agevolazioni dei superminimi), figure esperte di costruzioni che lavorano solo se ci sono nuovi edifici da realizzare (ingegneri civili e architetti), gestori di condomini, gestori di cantieri, ecc...
La specializzazione spinta troppo oltre ha fatto si che a fronte di una crisi di investimenti nel settore per nuove costruzioni, chi era specializzato solo in quell'ambito si sia trovato fuori dal mercato del lavoro.
Inoltre come un contadino può produrre un ortaggio e poi venderlo, la FIAT può produrre un auto e venderla senza doverla passare a terzi, allora ingegneri civili ed architetti dovrebbero essere presenti nelle agenzie immobiliari, per valutare e consigliare il cliente, proporre risparmi e benefici nell'investire denaro per delle ristrutturazioni, stimare quanto potrebbe costare fare la verifica antisismica e che miglioramenti di rendita potrebbe avere un immobile ristrutturato posto nel mercato.
Dato che ciò non si è verificato non stupisce che il mercato immobiliare abbia ancora difficoltà a differenziare il costruito in ragione delle differenti tecniche costruttive, adeguamenti sismici, ecc...
La figura dell'agente immobiliare, considerato in genere quale garante fra le due parti, non sapendo niente di leggi, scienza delle costruzioni e simili non è garante di niente, ed a malapena può consigliare di rivolgersi a qualcuno per una perizia (ulteriori costi esterni).... se si ricorda di dirlo a chi compra.
Infatti fra albo degli agenti immobiliari e altre figure professionali (geometra, ingegnere, architetto) vige una specifica separazione voluta per un non ben precisato rischio di conflitto di interessi, benchè in molti casi si registra come il vincolo sia aggirato con vari trucchetti, come per esempio avendo il marito costruttore e la moglie agente immobiliare.
Eppure le crisi si superano meglio se si riesce a differenziare l'attività pur rimanendo in ambiti noti, al fine di rendere il flusso di cassa il più costante e prevedibile possibile; quindi mentre costruzioni e ristrutturazioni sono vendite di basso consumo, da cui si guadagna molto singolarmente, ma che hanno un "tempo di ritorno" estremamente alto, di 30-50 anni, la gestione di immobili, locazioni o bed and breakfast darebbe più continuità ad una forma societaria con più competenze.
Ora, se riprendiamo il precedente grafico di andamento storico del valore degli immobili ci rendiamo conto che le quattro fluttuazioni sono comprese in un arco storico di 41 anni.

Ulteriore discontinuità è rappresentata dalla volontà dell'Unione Europea di ridurre i consumi energetici del patrimonio edilizio, con vari interventi di risparmio energetico o di produzione di energia da fonti primarie.
Già oggi le nuove abitazioni debbono avere un 20% di energia richiesta prodotta da fonti rinnovabili.
Nei prossimi anni questo limite voluto dall'UE si porterà al 50%, comportando una serie di soluzioni tecnico impiantistiche da integrare con le scelte architettoniche e strutturali.
Il futuro della progettazione si sposterà verso una terna che vede architetti, ingegneri civili e termotecnici (o energy manager) interagire per compensare al meglio le varie discipline nella progettazione.
Curiosamente anche nel mondo software si avverte questa riunione di discipline diverse nei prodotti BIM (building information modelling) che integrano la progettazione architettonica e strutturale in un unico pacchetto (esempi: Allplan, Teckla, Graitec, Revit Autodesk).
Oltre a ciò il costruito richiede una profonda revisione per essere adeguato ad un minor consumo di energia da fonti non rinnovabili con beneficio per chi si vede anche tagliare la bolletta.
Quindi si torna alle solite questioni, fra la realizzazione di nuovi edifici che richiede dei costi sostenibili per la popolazione, specie chi sta per formare famiglia, se solo riuscisse con il lavoro ad accumulare il denaro necessario per permetterselo (non considero i mutui visto che le banche al momento hanno grosse difficoltà a contrarre debiti) e il possibile lavoro di ristrutturazione su circa 24 milioni di immobili, per adeguarli a tecnologie e sistemi più avanzati di quelli visti fino ad oggi.
Tuttavia tali tecnologie richiedono figure professionali preparate per stimare in modo corretto costi e benefici, ma come già detto nel punto (le agenzie immobiliari) ove ha importanza pubblicizzare il prodotto, far notare le differenze fra il valore dell'immobile prima o dopo un intervento di "passivazione" (creare una serie di interventi per rendere la casa passiva di classe energetica A o A+) e dove indicare le possibili detrazioni fiscali, non si trovano figure di pregio che hanno conoscenze di ciò che comportano determinati interventi: per esempio la creazione di un misto che ricavi energia termica da impianto solare e la mescoli con eventuali apporti da altri sistemi correlati.
E' bene notare che l'immobile messo in locazione od in vendita in un'agenzia immobiliare rappresenta un ottimo punto per una ristrutturazione anche per un ulteriore motivo: l'immobile è generalmente vuoto e risulta facile intervenire con un cantiere di ristrutturazione rispetto ad una casa abitata.

In un tale contesto il valore dell'immobile, oltre a variare da zona a zona si troverebbe a variare in funzione del consumo energetico richiesto per vivere nell'immobile (banalmente chi vive con 20 gradi in casa e chi si accontenta di 16-18°C), della tipologia di utilizzo (si pensi a sistemi automatici a biomassa rispetto per esempio a sistemi non automatici da ripulire come le caldaie a pellet) o di riscaldamento (sistemi termovettori in alta o bassa temperatura, riscaldamento a pavimento o sistemi ad irradiazione).Lo stesso impianto fotovoltaico, tecnologia data per defunta da molti speculatori con la fine dell'incentivazione del Conto Energia, acquisisce nuovo pregio verso case sempre più tecnologiche, con domotica od anche solo pompe di calore, il cui consumo in elettricità può essere abbattuto con un 6 Kwp installato sul tetto.
In un tale contesto la valutazione dell'immobile assume un carattere ancor più variegato delle semplici stime catastali fino ad oggi eseguite, così come un immobile per la varia tipologia di impianti interni può essere più adatta ad una famiglia con persone ancora in età di lavoro (consumi in determinate ore del giorno), piuttosto che con dei genitori in pensione.
In una tale varietà assume maggiore importanza creare una via di informazione che spieghi tali dettagli a chi non tratta la materia.




Altra questione da prendere in considerazione sarà il mutamento degli stili e delle forme.
La certificazione energetica premia i sistemi condominiali, poichè ogni singolo appartamento, avendo dei "lati riscaldati" ottiene una classificazione maggiore rispetto un immobile di pari superficie, stile villa singola, con quattro lati verso l'esterno.

Analogamente forme variegate e gli sbalzi per rendere particolari stili architettonici comportano in genere maggiori dispersioni di calore.
Questo ben si integra con la verticalizzazione, che comporta un minor consumo di suolo, pur accentrando maggiori flussi di traffico nelle medesime sezioni stradali.
Quest'ultimo problema di pianificazione territoriale viene forse coinvolto in un'altra forma di certificazione, la LEED su cui non mi soffermo.
Tuttavia l'obbligo di produrre determinate percentuali di energia da fonti rinnovabili gioca un effetto contrario, perchè per esempio a parità di superficie di tetto convertito in impianto fotovoltaico per produrre energia elettrica per chi vive sotto la copertura, i consumi variano di molto se si ha sotto il tetto una villetta singola od un condominio da 20 appartamenti su 5 piani.
Quindi nei prossimi anni si dovrà eseguire uno sforzo di riprogettazione degli stili e dei canoni utilizzati per soddisfare normativa e domanda con un'offerta coerente.

Il male oscuro è rappresentato dalla finanza, la creatrice del terremoto finanziario, evento catastrofico artificiale che dal 2007 imperversa in varie nazioni, che da un lato ha sconvolto gli equilibri di guadagno, tassazione e capacità di spesa delle famiglie o dei giovani e dall'altro è in concorrenza con l'investimento di denaro nel mattone.
Rendendo estremamente semplice investire in ambito finanziario con agenti finanziari o family banker, il tutto con rese fittizie del 10% annuo, sempre meno investimenti vengono dati per la creazione di lavoro reale (investimento nel mattone o cantieri, apertura di negozi, apertura di imprese che creano posti di lavoro, ...) e sempre più denaro sparisce in società estere con promessa di interessi elevati fittizi, ovvero non necessariamente coperti da una reale crescita di impresa e lavoro reale (si pensi ai subprime, speculazione finanziaria che ha scaricato debiti creati con la cartolarizzazione e debiti per scalate a società nei bilanci di milioni di famiglie sotto forma  di investimento finanziario sicuro con interessi elevati dato che le agenzie di rating consideravano il titolo come AAA).

In conclusione la vera sfida per la sostenibilità territoriale dell'Italia e più in generale dell'Europa, è come riportare gli investimenti al lavoro reale.

mercoledì 20 novembre 2013

Crearsi il proprio Social Network

Di seguito elenco alcune alternative per crearsi il proprio social network in modo del tutto gratuito.

Buddy Press
1) creare un account su un servizio di hosting: per esempio zipx.it (8 Gb free hosting ita/eng e si a pubblicità Adsense), altervista.org (500 Mb free, buona velocità e solo pubblicità banner dell'hosting), ...
2) scaricarsi i file di installazione di un sito wordpress: http://wordpress.org/
3) scaricarsi i file di installazione del social network con Buddy Press oppure in seguito installare il plugin buddypress
4) caricare sull'hosting le cartelle di wordpress (filezilla, winscp o cute ftp) e lanciare l'installazione del sito (lanciare l'url: [nome del sito] /wp-admin/install.php) seguendo le istruzioni.
5) loggarsi nel sito wordpress creato ed installare il plugin buddypress dalla sezione apposita, oppure caricare nelle directory dell'hosting con winSCP i file scaricati da buddy press italia.

(dò per scontato che si sappia utilizzare un client FTP come winSCP o simili per la prima installazione del sito)

Volendo, invece di realizzare un social network con bbpress è possibile installare un forum basato wordpress.

Per domande su buddypress nella community italiana:

Sembra comunque un sito wordpress con alcune funzioni integrate di comunicazione fra amministratori e moderatori...

Elgg
Il progetto cresce con una piccola community che realizza addons di complemento per arricchire la piattaforma social network di base, installabile in qualsiasi hosting.
Diversamente da siti web e blog, un social network permette a chiunque di postare o caricare file.
Questo è un bene, perchè in funzione del numero degli iscritti si possono moltiplicare enormemente i  dati anche con pochi contributi da chiunque.
Tuttavia gli hosting free che attualmente offrono 10 Gb free e solo 100 Gb di traffico free rischiano di esaurirsi molto velocemente.

1) creare un account su un servizio di hosting: per esempio 1freehosting.com (10 Gb free hosting ita/eng e 100 Gb di banda al mese free) o altervista.org (500 Mb free, buona velocità e solo pubblicità banner dell'hosting), ...
2) scaricarsi i file di installazione del social network: http://www.elgg.org
3) crearsi il database MySQL.
4) caricare sull'hosting le cartelle di wordpress con client ftp (filezilla, winscp o cute ftp) e lanciare l'installazione del sito (lanciare l'url: [nome del sito]) seguendo le istruzioni d'installazione (in particolare i dati del database MySQL preventivamente creato).
A questo link sono presenti altre istruzioni per l'installazione.

I plugin free possono essere trovati in questo archivio: http://community.elgg.org/plugins
Molti hanno creato anche appositi siti esterni con plugin a pagamento con miglioramenti vari.

Istruzione per l'installazione dei plugin o l'uso del sito si possono trovare a questo indirizzo.



Altri social

Jappix / Movim
Jappix e Movim sono social network in formato chat (un po' come twitter) a cui accedere anche con profili di social network famosi (facebook, google, identi.ca, ...)
Alla base del sistema dovrebbe esserci un sistema di diffusione in cloud dei feed fra gruppi di amici, tale da rendere una chat.

Ph7 Social Dating
Un social network sviluppato in php con lo scopo di favorire la ricerca del fidanzato
Il link per il download dei file di installazione.
Il sito web dei produttori.

Drupal
Drupal è una piattaforma per fare siti web.
Viene considerata in alcuni casi un social network per la possibilità di creare un sito di web-post collaborativo, un po' come buddy press.

PhPizabi

Il progetto PhPizabi era situato all'indirizzo: http://sourceforge.net/projects/phpizabi/?source=navbar
Attualmente il sito sembra chiuso ed i file di download non più disponibili.


Noosfero
Web platform gratuita per economia sociale e solidarietà


Dinua
Progetto fermato per mancanza di budget


Vikuit
Un social network che si appoggia al sistema appengine di Google


Dolphin 
Social network appariscente, disponibile in trial 14 giorni free poi con formule a canone con l'hosting

http://www.dolphinsocialnetworking.com/
http://www.boonex.com/dolphin


In conclusione
Un social network è importante quando ha una community vasta ed attiva.
Crearsi un social network non produce questo risultato nelll'immediato, e di conseguenza non fornisce maggiore visibilità di un qualsiasi blog.
Tuttavia acquisendo utenti attivi nel postare determinati argomenti a tema, il materiale fornito dal sito si arricchisce enormemente anche per il poco lavoro di ogni singolo.

Ciò assomiglia ad un forum, con la piccola differenza di posizionare l'attenzione su ciò che ogni utente posta (share, like e bookmark dei contenuti che qualcuno posta), piuttosto che sui topic di trand.
Un'agevolazione è indubbiamente costituita dalla possibilità di registrarsi con gli account + diffusi (yahoo, google, twitter, facebook, ...) aspetto che oggi manca a molte piattaforme forum.
Ma come controllare che gli argomenti postati dalla community restino a tema? Facebook in questo ha fallito diventando luogo ove parlare di cose insignificanti, postare cose non utili e non offrire servizio di informazione o utile per società serie.
Inoltre la possibilità che chiunque carichi nel sito foto, file, video caricati piuttosto che embebbed appesantisce l'hosting, limitato in banda e in spazio disponibile nella formula free (per esempio 100 Gb/mese e 10 Gb di spazio free), diversamente da siti e blog ove l'utente che posta il materiale è uno e ben definito.
Questo problema è anche peggiore nei siti che fanno video sharing come youtube, proprio per la maggiore dimensione dei file video, rispetto altre tipologie di file.
La realtà è che la pubblicità / il mito creato attorno a facebook, re dei social network, ha portato la gente a credere che un sito internet sia social se è fatto in un determinato modo (comunicare a terzi i like, mi piace, selezionare gli status, pubblicare raccolte di foto inutili, ...), quando in realtà i siti web sono social per le persone che vi sono all'interno, le quali comunque trovano qualcosa da dire (specie su cosa piace o non piace) o da fare.
Social network erano i forum, le chat ed i siti web quando la gente si trovava per comunicare, senza dover dire a terzi la propria opinione (oggi il commento in un blog attraverso il profilo facebook) o dire a facebook cosa "mi piace" commentando in un blog/sito.
Uscendo dall'illusione che un social network sia un sito, piuttosto che una comunità che segue determinate attività in un sito, si nota come assuma maggior rilevanza la qualità delle informazioni presenti un un sito web, piuttosto che la competizione (forme estreme di social network) o la condivisione (ha rilevanza solo con grosse community per raccogliere informazioni quali parole chiave, navigazione, opinioni, interessi/share, ...da vendere come informazioni pubblicitarie).

Ciononostante sarà difficile per qualsiasi piattaforma rimanere al passo della rivoluzione che prepara Google, integrando sotto forma di app via Google Docs non soltanto le consuete applicazioni da ufficio (per capirsi words, excel, presentazioni), ma anche un elenco più vasto che comprende sistemi cad/rendering, foto, ecc...

Cementificazione responsabile delle alluvioni

A seguito dell'ennesima alluvione, nel web impazzano discussioni sulla cementificazione e sui cambiamenti climatici, come causa di eventi catastrofici eccezionali.
Sul fatto che il clima stia cambiando nessuno può obbiettare alcunchè.
La sequenza di questo mese che ha visto un uragano di categoria 5 nelle Filippine spazzare via edifici e popolazione, 81 uragani nel Midwest spazzare varie contee e cittadine in un periodo in cui solitamente non si creavano (nel Midwest in genere fenomeni di questa portata si verificano in primavera) e i 400 mm di acqua piovuti in Sardegna per la tempesta pefetta (alias bomba d'acqua per i giornali) che si è abbattuto sull'isola, non danno adito a dubbi, così come eventi eccezionali quali l'uragano diretto verso New York sono fenomeni eccezionali con tempo di ritorno di 500 anni che in passato hanno devastato questi continenti,  quali fanno pensare ad un mutamento dell'equilibrio del clima.
Solo di recente, l'espansione delle capacità computazionali ad ordini di grandezza di 1-10 petaflop ha permesso di prevedere l'accadimento di simili eventi eccezionali, stimando le forze in gioco senza riuscire ovviamente a dare una stima precisa di ora e luogo ove si sarebbero verificati.

Tuttavia andando a riscoprire il mutamento storico degli eventi climatici si scopre che anche nel passato c'erano alluvioni, siccità, innalzamenti od abbassamenti del livello del mare.
Cronache narrano come in taluni periodi di siccità si arrivò persino a coltivare la vite a Londra, mentre in periodi più freddi la bassa produzione del raccolto (mancanza di fertilizzanti tipici dell'agricoltura moderna) provocava carestie catastrofiche nel centro e sud europa.
Resti romani sono seppelliti sotto metri di terra alluvionale, non perchè un giorno il proprietario di una domus si sia inventato di ricoprire di terra casa sua.
Resti di villaggi o dinosauri a volte vengono ritrovati nei lidi costieri, poichè per l'innalzamento del mare, terra di poco sopra il livello delle acque è stata inghiottita dopo millenni di innalzamento del medio mare.

Ma se già in passato c'erano le alluvioni e non c'era il cemento, perchè oggi questo materiale costruttivo sarebbe responsabile delle alluvioni?
Dalle discussioni che gente comune sviluppa pur avendo scarse conoscenze di costruzioni idrauliche, sistemi di bonifica o risistemazione fluviale, l'idea comune è che il cemento sia impermeabile all'acqua, quindi a seguito di forti precipitazioni questa non avrebbe modo di fluire nel terreno.
E’ sicuro che di fronte alla furia della natura, c’è poco da fare, ma quando i regolamenti edilizi, le normative urbanistiche ed i rischi idrogeologici vengono ignorati, il problema si complica. Con il Rapporto Ambiente Italia 2011 di Legambiente ed INU, è apparso evidente il disequilibrato rapporto tra le superfici a verde ed il suolo impermeabile...fonte

Questa idea è sbagliata.
Il terreno ha una certa capacità di assorbire l'acqua, in funzione della tipologia di costituenti (ghiaia, sabbia, argilla).
Esaurita la capacità di assorbire l'acqua, il terreno diviene impermeabile al surplus di precipitazione piovosa che cade; basti pensare dopo piogge intense alle pozze d'acqua stagnante sui campi... in alcuni casi rimangono per giorni e molto spesso fanno prima ad evaporare che ad essere imbibite nel terreno.
Un altro esempio a cui fare riferimento può essere quello dei letti dei fiumi, non fatti di cemento, ma comunque capaci di far giungere grosse portate d'acqua a decine o centinaia di km di distanza.

Quindi la cementificazione non è responsabile delle alluvioni per permeabilità... ma forse per qualcuno potrebbe essere responsabile delle alluvioni per il trasporto dell'acqua.

Anche in questo caso si può notare come il cemento abbia un coefficiente di scabrezza superiore rispetto alla terra erbosa.
Da ciò ne consegue che l'acqua può raggiungere velocità maggiori su una superficie cementata piuttosto che su una superficie erbosa, ovvero può far defluire portate maggiori in una medesima sezione (larghezza su altezza del tirante d'acqua) oppure sezioni più piccole a parità di portata (per così dire un minore innalzamento della profondità dell'acqua o del tirante d'acqua).
In altre parole l'esatto contrario di quanto si vuol far credere sostenendo che la cementificazione crea alluvioni.

Quindi il bandolo della matassa non è la cementificazione in se, ma altre caratteristiche del costruito umano quali:
1) il semplice scarico a gravità delle reti fognarie
2) il dimensionamento
3) la riduzione della capacità degli alvei di scaricare e/o la mancata conoscenza delle aree alluvionali

Le reti fognarie funzionano a gravità, in questo modo si hanno costi di scarico ridotti per non dover spingere l'acqua con qualche mezzo meccanico o che richieda energia.
I bacini che ricevono quanto raccolto nel territorio sono gli stessi che in grandi fenomeni convogliano l'acqua proveniente da altre aree con forti precipitazioni.
La raccolta delle acque avviene sia che la pioggia casa in aree agricole, sia che cada in aree cementificate.
Il direzionamento del surplus d'acqua verso bacini di raccolta può rilasciare il liquido in uno o più punti.

In situazioni di forte pioggia si ha tutta la rete fognaria carica d'acqua da smaltire in un bacino egualmente innalzato di livello, con l'ovvia conseguenza che non sia più possibile lo scarico a gravità, o peggio in alcuni casi la quantità d'acqua del livello del bacino superiori la quantità d'acqua raccolta dalla fognatura, col risultato che la fognatura inverte il suo ciclo di funzionamento espellendo liquidi provenienti dal bacino.
Generalmente taluni credono che la colpa sia della cementificazione che convoglia l'acqua dai tetti e dalle aree cementificate ai bacini...
In realtà con 40 cm di pioggia caduta il terreno comunque non sarebbe in grado di smaltire tali quantità d'acqua, anche se la precipitazione cadesse sul terreno piuttosto che sui detti o sul cemento.

Quello che invece avrebbe senso è l'esecuzione di bacini di espansione (in altre parole volumi incassati fra argini, in genere su superficie agricola) e vasche di limazione che raccolgano parte della piena, rilasciando il volume d'acqua nel tempo, tenendo relativamente basso il livello del bacino su cui versano le reti fognarie e permettendo così che non vi siano rigurgiti dell'acqua dal bacino alla città.
Tuttavia tali bacini richiedono spazio da allagare, ove non si può edificare; tutt'al più con appositi incentivi, le aree delle casse di espansione possono essere utilizzate come terreno agricolo.
Il problema non è la cementificazione, bensì la pianificazione territoriale, in tutta probabilità un costo pubblico considerato superfluo dallo Stato.
Negli ultimi decenni in molti territori si è assistito ad un processo di espansione delle reti stradali, spesso a discapito dei fossi.
La rete dei fossi, pur con una sezione ristretta, applicata a centinaia di km di canalizzazione costituiva di per se un bacino di espansione, ove incanalare parte dell'acqua, raccogliendola dal territorio e rilasciarla lentamente nel tempo.
Tale bacino di espansione dal costo nullo perchè costruito in centinaia d'anni di coltivazione dei campi richiedeva una manutenzione, più che la tombinatura (chiusura del sistema in un canale di scolo chiuso).
Inoltre si deve notare come un fosso aperto con tirante libero costituisca di per se la possibilità di allagare i campi con un eccessivo innalzamento del pelo libero d'acqua, più che un tubo chiuso, la cui sezione è soggetta a limiti d'area.

Il dimensionamento delle reti fognarie viene fatto per eventi con tempo di ritorno 30 anni, non per eventi superiori (i sottopassi un tempo di ritorno di 50-100 anni).
Se ogni 30 anni viene una pioggia superiore alla media, tale da allagare una città, ci vuole così tanto tempo che si verifichi nuovamente il fenomeno che può essere considerato accettabile il danno che può provocare alle cose.
Tuttavia nel tempo una rete fognaria può subire intasamenti, perdere in parte capacità defluente, motivo per cui val bene investire in manutenzione.
Inoltre una fogna è un sistema fisso, dimensionato decenni prima o cresciuto nel tempo con l'aumentare della città, cosa che si scontra con un clima instabile che sta portando sempre più da fenomeni moderati a scrosci d'acqua intensi.
Anche in questo caso servono investimenti per stare al passo dell'evoluzione del clima.
Si può notare come l'investimento in energie rinnovabili per evitare cambiamenti climatici abbia un rientro di spese di ampio spettro che comprende costi ben superiori e diffusi.

Altro aspetto che influsce nel rischio alluvioni è la costruzione in ambiti specifici a rischio:
a) depressioni ove l'acqua tende a stagnare
b) costruzione in ambiti che possono soffrire di esondazioni di bacini (generalmente dei fiumi)
c) la riduzione delle aree golenali capaci di accumulare grandi quantità d'acqua aumentando la sezione del fiume, o la mancata cura delle sponde/golene con presenza di elementi vegetali d'altofusto che possono essere sradicati e trasportati o peggio la riduzione del fiume alla sola sezione d'alveo.
In quest'ultimo caso si può notare come un fiume con alveo e golena è costituito da un filone di corrente centrale veloce, capace di far defluire grandi quantità d'acqua ed uno con corrente più lenta sulle golene, capace di far da cuscinetto all'erosione delle sponde/argini che provocherebbe il filone di corrente veloce dell'alveo.
Un fiume fatto solo con un alveo, da un lato ha velocità maggiori, tali da trasportare un maggior flusso d'acqua accumulandone poca, ma dall'altro ad ogni variazione del percorso ha corrente forte che sbatte contro gli argini, mettendo a rischio la stabilità del letto del fiume.
Rotti gli argini il nuovo percorso di un fiume potrebbe allagare città o travolgere abitazioni.

Anche in questo caso, non necessariamente la cementificazione influisce sulle cause che complicano la gestione delle piene nei bacini e nei corsi d'acqua, così come la gestione del rischio passa per investimenti necessari al fine di risolvere le criticità prima che si verifichino.
Dall'altra parte regolamenti edilizi e leggi impongono vincoli, come per esempio il divieto di costruire nelle golene o per esempio i vincoli di distanza dagli argini per problemi di filtrazione.
Ulteriori problemi sorgono con i vari condoni edilizi (non la cementificazione, ma il lascitismo a favore della costruzione incosciente) che infrangono tali regole o con la presenza di un patrimonio storico architettonico creatosi prima che tali divieti venissero emanate.
Si torna ancora alla pianificazione territoriale, la quale dovrebbe agire per gestire il territorio in modo coerente e scientifico, piuttosto che stupirsi dopo che l'alluvione sia avvenuta.